FIGLIA DELLA GIUNGLA
Autore: Sabine Kuegler |
Titolo: Figlia della Giungla: la storia di una bambina cresciuta in un’altra era |
Editore: Corbaccio | Edizione: 2005 |
Sabine Kuegler è nata nel 1972 in Nepal. A soli cinque anni si è trasferita insieme ai suoi due fratelli e ai genitori antropologi e missionari, nella giungla della Papua Occidentale per vivere a stretto contatto con la tribù dei Fayu. La sua vita è stata fortemente influenzata da questa incredibile esperienza tanto da scriverne un saggio autobiografico.
La storia di Sabine Kuegler è una storia vera e ogni autobiografia è un dono prezioso perché ci permette di imparare dalle esperienze degli altri stando comodamente a casa.
La narrazione è ambientata nella giungla della Papua Occidentale, dove i genitori di Sabine si sono trasferiti per studiare le logiche comportamentali delle tribù che abitano la zona. La coppia decide di partire con i loro tre figli, fiduciosi del fatto che potranno studiare seguendo un corso per corrispondenza americano e saltuariamente potranno appoggiarsi per i beni di prima necessità ad un centro abitato raggiungibile dal luogo in cui si stabiliranno.
Inizia così una convivenza tutt’altro che scontata tra la famiglia Kuegler e i Fayu, una feroce tribù convinta che l’uomo bianco sia venuto per sterminarli. Al loro interno esiste poi il gruppo dei “ Sefoidi” che sono cannibali.
La vita nella giungla
Nella giungla tra Sabine e i bambini dei Fayu inizia una quotidianità fatta di giochi e scambi reciproci sui personali modi di interpretare la vita. Le bambole lasciano il posto alla caccia, ad arrampicate sugli alberi e pericolose nuotate vicino ai coccodrilli.
Purtroppo i bambini Fayu non sono del tutto spensierati visto che la tribù segue la dura legge della vendetta di sangue e a volte violenze e uccisioni sono all’ordine del giorno.
La giornata è scandita dai cicli naturali del sorgere del sole: sveglia alle 6 e riposo al tramonto quando ormai notte, la socialità è rappresentata da una veglia intorno al fuoco con canti e scambi di idee.
La dieta è basata su prodotti locali come il “KWA” o frutto dell’albero del pane. I Fayu non conoscono molte specie animali come i gatti ma allevano cuccioli di Dingo, appartenenti alla specie dei lupi asiatici che le donne in caso di necessità allattano al seno.
Il profondo legame tra l’anima e i cicli naturali
La convivenza tra i membri della tribù dei Fayu e la famiglia Kuegler, porterà entrambi a mettere in discussione il proprio personale modo di vivere e di interpretare le cose, imparando gli uni dagli altri e instaurando una pacifica convivenza che si trasformerà in una profondissima amicizia.
I Fayu hanno così la possibilità di comprendere l’importanza del rispetto tra marito e moglie, l’inutilità di fare la guerra e il grande valore di vivere in armonia.
Sabine avrà l’opportunità di dare un diverso valore al tempo e al rapporto tra gli esseri umani, di poter confrontare le regole dei due “mondi” per comprendere che non sempre ciò che riteniamo “sviluppato” è buono, anzi curiamo il corpo ma molto spesso tralasciamo la nostra anima e il legame profondo che abbiamo con i cicli naturali.
A 17 anni Sabine dovrà tornare in Europa per prepararsi ad un lavoro da “occidentali”, ma non sarà facile. Dopo i primi momenti di euforia, Sabine si rende conto di avere una grande difficoltà ad adattarsi allo stile di vita del mondo urbanizzato. Oltre a mancarle i membri della tribù dei Fayu, si sente estranea a logiche e frenesie che niente hanno a che fare con la vita della giungla dove è cresciuta, e in cui il tempo e il valore dato alle cose seguono logiche proprie. Dice di sé:
«Sono infelice, spesso mi sento molto irrequieta, come uno spirito che non riesce a trovare pace (…) gli anni passano, io invecchio e a poco a poco mi chiedo quale sia davvero il mio posto».
Dopo un buio momento di depressione e sconforto, Sabine troverà nella scrittura la salvezza e deciderà di ripercorre i momenti salienti della propria vita, accorgendosi di essere in parte cittadina tedesca e in parte figlia della giungla:
«la giungla mi dice che devo gioire di tutte le piccole cose quotidiane. Devo riconoscere che la vita è dettata dalle azioni e non dai consumi. Mi dice che la felicità non consiste in ciò che possiedo ma nella mia capacità di essere soddisfatta di quello che ho».
Sarà così per Sabine un viaggio nel viaggio, alla ricerca di se stessa e di ciò che conta veramente nella vita.
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