TRIBECA: CERCANDO KEITH HEARING

TRIBECA: CERCANDO KEITH HEARING

TRIBECA: CERCANDO KEITH HEARING

Dove: New-York-Lower Manhattan
Clima: Continentale: inverni freddi ed estati calde
Mezzo di Trasporto: Metropolitana e Gambe A chi piace: Tatuatori, fotografi, collezionisti di idee, musicisti, ai contemporanei


Verso Bowery Street

C’è un mistero che aleggia sul murale di Keith Hearing, posto tra Bowery e Houston St. a Lower Manhattan: esiste?
Credo di non essere stata l’unica a New York nel crearmi un personale itinerario a caccia dei murales di Keith Hearing, il visionario quanto mai geniale ed iconico street artist che con i suoi graffiti ha sancito la nascita di una vera e propria corrente artistica.
La ricerca di questo murale (che spero qualcuno di voi abbia visto dal vivo) è iniziata da TriBeCa, il famosissimo quadrilatero che prende il nome da un acronimo tutt’altro che romantico: Triangle Below Canal Street!
Avevo letto molto riguardo a TriBeCa, un’area dalla storia quanto mai affascinante e coinvolgente: da zona industriale periferica e degradata, fino agli anni ‘80, a quartiere degli artisti che con il loro attivismo hanno sancito il rinascimento di questa zona. Il recupero di aree urbane non è prerogativa di New York ma di innumerevoli città del mondo ed è una cosa che mi ha sempre incuriosita perché in effetti il degrado porta sempre a due strade: o altro degrado o ad una rinascita eccezionale. Se ci pensiamo a volte capita così anche nella vita: dal caos e dall’inquietudine può sprigionarsi un’ energia talmente potente da far nascere qualcosa di meraviglioso. Oggi, percorrendo TriBeCa in lungo e in largo, potremo trovare con un po’di fortuna set di film in corso d’opera, interessanti negozietti di life style, botteghe di tatuatori, vecchie mesticherie, bar e ristoranti e arrivare proprio all’incrocio tra Bovery St. e Houston St., dove io con il cuore in gola e tanta aspettativa, ho cercato il murale di Hearing.

Hearing, Kerouac e il Sutra del Diamante

Ricordo ancora che prima di arrivare al famoso incrocio, dalla parte opposta della strada ho visto un giardino dismesso che mi ha ricordato subito una bellissima descrizione di Kerouac:

il vecchio portico di legno marcio era inclinato in avanti, tra l’edera e i rampicanti, e c’era una bella vecchia sedia a dondolo dove mi sedevo ogni mattina a leggere il mio Sutra del Diamante”. Il giardino era pieno di piante di pomodori quasi maturi, e di menta, menta, tutto odorava di menta, e c’era un unico meraviglioso albero all’ombra del quale amavo sedermi a meditare…”.

Si perché in questi quartieri, riportati a nuova vita, ci sono sempre vecchie case dove ancora abita qualcuno, magari con la vernice scrostata e in stato di abbondono ma che odorano di storia vissuta. In ogni caso la mia storia è stata una storia triste perché quel pomeriggio proprio a quel famoso angolo ho trovato dei writers che ballavano rap ed erano visibilmente in attesa di qualcosa.

Il Murale fantasma e il Rock Club CBGB

Purtroppo un ragazzo mi ha spiegato che il murale esisteva ma era coperto da un pannello su cui altri graffitari avrebbero potuto allenare la propria vena artistica! Spero e mi auguro che quando andrete voi, sia il periodo in cui Hearing sarà in bella mostra, ma nel caso restate a passeggiare lungo Bowery Str. perché al civico 315 potrete sostare di fronte allo storico rock club CBGB, il tempio della musica rock aperto negli anni ’70 e ora chiuso.
Oltre per il suo fascino, TriBeCa è un quartiere molto vicino al memoriale di Ground Zero ed è proprio dopo il terribile attacco terroristico che è stato creato il “Tribeca film festival”, un simbolico segno di speranza e rinascita dopo un evento tanto traumatico.

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HARING

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Autore: Alexandra Kolossa
Titolo: Hearing
Editore: Taschen
Edizione: 2005

Alexandra Kolossa ha studiato Storia dell’Arte, letteratura tedesca ed economia aziendale a Treviri, laureandosi nel 2003. E’ però dal 1998 che lavora come autrice e curatrice di mostre d’arte.

Hearing, Andy Mouse e l’amicizia con Madonna

C’è un’immensa profondità in semplici linee nemmeno tanto sottili che trasformano la parete bianca in figure iconiche piene di vita.
Keith Hearing
è il padre degli “omini stilizzati”, figure semplici, bidimensionali, immediate, che nascondono un messaggio tutt’altro che scontato. Hearing è stato protagonista indiscusso della Street Art newyorkese anni ’80, fu amico di figure leggendarie come Madonna e Andy Warhol, a cui dedicò “Andy Mouse”, topolino con gli occhiali e alla cui morte sentenziò:

Andy ha stabilito il precedente che rende possibile l’esistenza della mia arte”.

Arte di denuncia

Sociologo del suo tempo, Hearing osserva in maniera ossessiva e vorticosa la società americana, modello e riferimento costante per tutto il mondo, portandone alla luce le infinite possibilità ma anche i pericoli insiti nella società consumistica che noi oggi ben conosciamo. Morirà giovanissimo a soli 31 anni, di quel male terribile che lega a doppio filo l’amore con l’inferno: l’Aids. Non esiterà a disegnare la malattia e a rendere i suoli murales un monito per tutti i giovani del presente e del futuro.
Alexandra Kolossa, in “Hearing”, ci racconta tutto questo e molto altro attraverso una scrittura da manuale e decisamente esaustiva per quanto riguarda l’analisi delle opere e del contesto socio-politico in cui Hearing visse e che fu fonte costante di ispirazione per la sua arte.
Notevole il corredo fotografico presente nel volume, che ripercorre l’evoluzione dell’artista e ne mostra gli intenti. Alexandra Kolossa a proposito scrive come:

Keith Hearing non intendeva farsi rappresentare soltanto dalle gallerie ma voleva essere il mercante di se stesso per preservare la proprià integrità e mantenere le distanze dal circuito artistico ufficiale”.

L’arte come qualcosa di accessibile e fruibile per tutti, l’arte che veicola i messaggi e quelle infinite e a tratti schizzofreniche linee stilizzate che proiettano sulla tela il mondo interiore di Hearing fatto di mostri, di paure, di possibilità e soprattutto di amore per la vita. Così diceva l’artista quando veniva intervistato:

voglio disegnare il più possibile e il più a lungo possibile”.

C’è riuscito solo in parte ma se qualcuno potesse dirglielo ha reso la sua opera immortale.

Per chi: è curioso di scoprire cosa si cela dietro alla disarmante semplicità degli omini di Hearing e a chi adora (come me) le menti geniali e contorte, che detengono il raro potere di segnare la storia e i pensieri di chi ne entra in contatto. Il volume è molto scorrevole e intuitivo, utile per una prima conoscenza dell’artista e del suo lavoro.

 

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